VISITE CON APPROFONDIMENTO DIDATTICO
Benvenuti nella pagina dedicata alle visite di Me.Mo Cantieri Culturali. Siamo lieti di offrirvi la possibilità di partecipare a visite con l'approfondimento didattico che vi condurranno alla scoperta dei nostri spazi culturali unici e affascinanti.
Durante queste visite, avrete l'opportunità di esplorare le varie sale e gli ambienti che compongono il nostro polo museale, immergendovi in un'esperienza coinvolgente e stimolante. I nostri operatori vi accompagneranno tutto lungo il percorso, fornendovi interessanti informazioni sulla storia, l'architettura e le attività culturali svoltesi.
Non perdete l'occasione di vivere un'esperienza unica e arricchente, prenotate la vostra visita oggi stesso!
Il Museo Nazionale del Paleolitico di Isernia
Il Museo Nazionale del Paleolitico di Isernia, noto anche come "Isernia La Pineta," si trova nella città di Isernia ed è uno dei più importanti siti preistorici europei. È stato scoperto casualmente nel 1978 durante i lavori di sbancamento per la costruzione di una strada.
Il museo accoglie importanti reperti risalenti al Paleolitico inferiore, circa 736,000 anni fa, tra cui strumenti in pietra e ossa di animali utilizzati dagli ominidi che abitavano la zona.
Il museo ha due sedi principali: la sede di Santa Maria delle Monache e la struttura museale presso La Pineta, che funge anche da laboratorio in cui i visitatori possono osservare i lavori di scavo e restauro.
Grazie alla sua estensione archeologica di circa 300 mq e migliaia di reperti, il museo ricostruisce una parte importante dell'evoluzione degli ominidi e offre un'esperienza immersiva con ricostruzioni scenografiche di ambienti preistorici e Homo antiquus
Museo Nazionale di Castello Pandone
Il Castello Pandone di Venafro è un maniero medievale, poi trasformato in palazzo nobiliare nel XVI secolo. Rinomato per i suoi splendidi affreschi, il castello ospita anche il Museo Nazionale del Molise. Questo museo è ricco di testimonianze pittoriche che spaziano dall’età paleocristiana all’età moderna, inclusi affreschi medievali, sculture trecentesche e un polittico in alabastro del XV secolo di manifattura inglese. Il percorso museale offre un viaggio attraverso la pittura centro-meridionale del XVII secolo, con opere di artisti rilevanti come Luca Giordano e Francesco Solimena, mettendo in rilievo anche la pittura di genere napoletana del XVIII secolo.
Interessanti anche le stampe fotografiche nella collezione Musa, che mostrano il lavoro del fotografo Romeo Musa. Un luogo intriso di arte, storia e cultura che affascina i visitatori con i suoi tesori nascosti.
Il Museo Archeologico di Venafro
Il Museo Archeologico di Venafro, ospitato nel seicentesco monastero di Santa Chiara, raccoglie reperti dall'età preistorica fino al medioevo.
Il museo è stato aperto al pubblico nel 1931 e accoglie ritrovamenti provenienti da scavi archeologici recenti e dal nucleo originario della collezione, proveniente dalle Terme di S. Aniello.
Il museo è distribuito su due piani e documenta l'occupazione del territorio in età romana, inclusi necropoli, opere pubbliche e insediamenti produttivi.
Tra i reperti più significativi, ci sono elementi architettonici romani, affreschi, mosaici e una statua di Venere dell'epoca antoniniana (II secolo d.C.).
Il museo è un'importante testimonianza della storia di Venafrum e offre ai visitatori un viaggio attraverso le diverse epoche storiche del territorio.
Complesso monumentale di San Vincenzo al Volturno
Il Monastero di San Vincenzo al Volturno si trova sulle rive del fiume Volturno nella Piana di Rocchetta, naturalmente protetto dalle catene montuose delle Mainarde, della Meta e del Matese. Questa zona ospitava già in epoca tardoromana una chiesa dedicata a San Vincenzo di Saragozza, fatta costruire dall'imperatore Costantino.
Nell'VIII secolo, tre nobili beneventani, Paldo, Taso e Tato, fondarono un nuovo monastero dedicato alla preghiera. Nel 787, grazie ai privilegi concessi da Carlo Magno, San Vincenzo divenne una delle abbazie più importanti d'Europa. Raggiunse il suo apice nel IX secolo sotto gli abati Giosué, Talarico ed Epifanio, con una comunità di 350 monaci e numerosi possedimenti.
Nel 848, un terremoto causò gravi danni, seguiti da saccheggi e distruzioni ad opera dell'emiro di Bari, Sawdan, e di arabi al servizio del duca-vescovo di Napoli nel 881.
Il complesso includeva San Vincenzo Minore, con la cripta di Epifanio decorata da affreschi sulla vita di Gesù e Maria, e missioni benedettine. San Vincenzo Maggiore, consacrato nel 808, presentava una cripta anulare sotto l'altare maggiore e reliquie di San Vincenzo.
Durante il declino dell'abbazia nell'XI secolo, alcune strutture come la cappella di Santa Restituta vennero costruite. La storia di San Vincenzo al Volturno continua con la costruzione di un nuovo complesso sulla riva destra del fiume.
Area Archeologica - Saepinum-Altilia
Saepinum—Altilia è un sito archeologico straordinario situato nel Molise, tra i boschi del Matese. Questo sito romano di età augustea si estende su 12 ettari e include una cinta muraria quadrangolare lunga circa 1250 metri. All'interno, si trovano quattro porte monumentali che si allineano con il cardo e il decumano, le strade principali del municipio.
Nel cuore del sito si apre il foro, la piazza principale, circondata da edifici pubblici come la basilica, un'imponente struttura amministrativa. Tra i resti antichi, emergono casali in pietra, costruiti tra il XIV e XIX secolo, utilizzando materiali provenienti dagli edifici romani in rovina.
Originariamente noto come Saipins o Saipinom dai Sanniti, divenne Saepinum in epoca romana. Il nome suggerisce una vocazione naturale per la sosta delle greggi transumanti. L'area fu abbandonata intorno al IX secolo, in seguito ad un'invasione saracena, momento in cui la popolazione trovò rifugio nei monti circostanti, creando paesi arroccati visibili ancora oggi.
Un luogo che racconta la storia intessuta tra le sue rovine e la natura sopravvissuta, offrendo uno sguardo unico sul passato e sulla capacità di adattamento delle comunità che hanno abitato queste terre.
Area archeologica di Larino
Larino è un importante centro del territorio dei Frentani meridionali, frequentato già in epoca preistorica. I Frentani avevano rapporti con i Dauni e Larino si trovava al centro di importanti vie di comunicazione.
Il primo impianto della città risale all'età arcaica, regolarizzato nel IV sec. a.C. secondo lo schema ippodameo. Nel VI sec. a.C., vi era una necropoli a Monte Arcano e altre aree di sepoltura in diverse zone. Tra il III e II secolo a.C., Larino ebbe il suo massimo sviluppo, con una zecca locale e scambi commerciali con la Grecia e altre comunità italiche.
Alleata di Roma nel III sec. a.C., divenne municipio dopo la Guerra Sociale. Anche gli insediamenti rurali si svilupparono, con maggiore specializzazione delle colture e utilizzo di manodopera servile. L'edilizia cittadina fu attiva, come dimostra una domus repubblicana con un mosaico di cernie e polpi.
Nel I sec. a.C., Larinum prosperò con nuovi edifici e spazi monumentali, tra cui un'ara artigianale, un tempio dedicato a Marte e un'area sepolcrale. L'anfiteatro, costruito in epoca flavia, presentava mosaici di notevole bellezza.
La città iniziò a declinare già prima della dissoluzione dell'Impero Romano d'Occidente, con tracce di abbandono e spoliazione dell'anfiteatro. Il definitivo abbandono del sito si verificò nel IX secolo a causa delle incursioni saracene.